Non si placano le polemiche dopo la nomina di Luca De Fusco a nuovo direttore generale del Teatro di Roma. Scelta arrivata dal Cda della Fondazione, con due componenti indicati dalla Regione e uno dal ministero della Cultura, assenti invece il presidente Francesco Siciliano e la consigliera del Comune di Roma Natalia di Iorio.
Siciliano ha espresso la sua “contrarietà agli atti”. Da parte sua, De Fusco si è augurato di “svelenire il clima” e ha rivendicato: “Fare Goldoni o Pina Bausch non è di destra né di sinistra. Esiste il teatro di qualità e il teatro non di qualità. In questi anni ho fatto lavorare tante persone e non ho mai chiesto cosa votassero, non mi sono mai posto questo problema e credo che nessuno se lo debba porre. Visti i miei precedenti risultati, credo che io possa dare affidabilità”.
A insorgere è stato anche il Campidoglio: “Nel giorno in cui il presidente della Repubblica lancia un monito contro il pensiero unico nella cultura, dalla destra arriva un inquietante segnale che deve suonare da allarme per quelli che hanno a cuore il pluralismo e il senso delle istituzioni”, ha detto il sindaco Roberto Gualtieri. “Sono sconcertato. È un grande atto di arroganza. Una prepotenza politica che conferma il loro deficit istituzionale. Per governare una Fondazione come quella di Roma serve un manager e non un regista come De Fusco”, ha aggiunto oggi il primo cittadino spiegando che la sua proposta era Onofrio Cutaia. “Avevo concordato con il ministro Sangiuliano un percorso condiviso, nel metodo e nel merito. Invece poi un deputato ha fatto riunire i consiglieri della destra in una saletta in assenza del presidente e del delegato del Comune di Roma”, ha aggiunto. E ha annunciato che il Campidoglio impugnerà la delibera. La consigliera Di Iorio ha poi sottolineato come il teatro sia stato trattato come “una ‘azienda di servizio’, non un’istituzione culturale”.