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Papa Francesco approva la benedizione in chiesa delle coppie omosessuali: “Non è un matrimonio”

18/12/23 - 15:27

Papa Francesco, in vista del Sinodo, dichiara di approvare “la benedizione in chiesa della coppie omosessuali, ma – aggiunge – non è un matrimonio”.

L’affermazione di Bergoglio arriva ad alcuni dubbi espressi da alcuni Cardinali in merito ad un chiarimento richiesto dagli stessi su alcune questioni della dottrina, tra cui le unioni con persone dello stesso sesso e sul sacerdozio femminile. In relazione a questo ultimo punto il Pontefice ha risposto che “Non c’è un no dogmatico”.

Tra le domande poste a Papa Francesco tramite due lettere a lui indirizzate e a firma del Cardinali Walter Brandmuller, Leo Burke, Juan Sandoval Iniguez, Robert Sarah, Joseph Zen, se sia «possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale? È possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio? La Chiesa potrebbe in futuro avere la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne?». È evidente che il Sinodo vedrà due fazioni opposte.

In merito alla benedizione delle coppie omosessuali Bergoglio risponde che «la prudenza pastorale deve discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio». Perché quando si chiede una benedizione, «si sta esprimendo una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per poter vivere meglio, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio». D’altra parte, «sebbene ci siano situazioni che dal punto di vista oggettivo non sono moralmente accettabili, la stessa carità pastorale ci impone di non trattare semplicemente come “peccatori” altre persone la cui colpa o responsabilità può essere attenuata da vari fattori che influenzano l’imputabilità soggettiva».

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