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Femminicidio Rosa D’Ascenzo, il Gip convalida l’arresto di Giulio Camilli: “Personalità inquietante”

05/01/24 - 10:27

Dopo l’interrogatorio e la convalida di ieri, sono in corso ulteriori indagini sotto la direzione della Procura della Repubblica di Tivoli in merito a quanto accaduto il 1 gennaio a Sant’Orsola, dove il 73enne Giulio Camilli ha ucciso la moglie Rosa D’Ascenzo.

Ciò che emerge dall’interrogatorio, ma soprattutto dalle indagini dei Carabinieri, è un vero e proprio film dell’orrore dove la vittima ha vissuto fino all’ultimo giorno. Un casolare abbandonato nel nulla, panni stesi, mucchi di oggetti ormai inutilizzati, un cane che abbaia ormai solo.

E all’interno del casolare sangue ovunque, quello della prima vittima di femminicidio del 2024. Sul muro, sul frigorifero, su un tubo di ferro e una padella lasciati lì come se il tutto dovesse restare impunito perché, secondo Giulio Camilli, al Pronto soccorso avrebbero creduto alla sua versione, cioè che la moglie era caduta dalle scale.

Stando invece all Procura le cose sono andate molto diversamente. Durante l’interrogatorio Camilli ha affermato di non ricordare nulla, neppure i suoi dati anagrafici, sostenendo di avere un forte mal di testa e di non essere neppure in grado di firmare il verbale, che successivamente, invece, firmava senza alcuna incertezza o difficoltà, su sollecitazione dell’avvocato difensore. “Appare evidente, quindi, la totale falsità della ricostruzione dei fatti fornita nell’immediatezza dei fatti ai sanitari del pronto soccorso e alla Polizia, del tutto incompatibile con le ferite presenti su tutto il corpo della povera D’ascenzo” scrive il Gip.

Inoltre ad oggi l’uomo era l’unico presente in casa insieme alla D’Ascenzo con cui avrebbe avuto l’ennesima lite finita prima a botte e schiaffi e poi con i colpi fatali al capo.

Il personale medico “ha ribadito la certa incompatibilità delle ferite lacero contuse riscontrate sul cranio della povera vittima e su tutte le parti del corpo, ecchimosi a ridosso delle mani, delle gambe, al tronco e agli arti superiori, con segni addirittura riconducibili a morsi provocati da una persona, con la caduta, per cui appare evidente la totale falsità della ricostruzione dei fatti fornita dall’uomo.

Ed eccoli “i rilievi tecnici all’interno dell’abitazione della vittima consentivano di repertare tracce ematiche di varia altezza sul lato esterno della porta di ingresso, altre su un pezzo di legno trovato all’esterno, altre ancora su un tubo metallico rinvenuto in cucina, su una padella posta nel corridoio e sul frigorifero”.

Il Gip descrive inoltre la personalità inquietante dell’indagato: “uomo dispotico e, a volte, violento” e che “viveva in una condizione di totale isolamento dal resto del mondo, litigando spesso con la moglie, cui vietava di uscire di casa”; inoltre, “all’odierna udienza l’indagato non è apparso affatto confuso o agitato, ma solo chiuso in un volontario silenzio, determinato a non collaborare in alcun modo con la Autorità. Emblematico, in tal senso, l’iniziale rifiuto di firmare il verbale per una lamentata incapacità, subito superata su richiesta del difensore, mentre risulta dagli atti che il 3 gennaio scorso, alla presenza del PM venuto ad interrogarlo, declinava le proprie generalità, dichiarando di non voler rispondere alle domande”.

Il Gip infine spiega che la misura cautelare di massimo rigore era giustificata dalla particolare pericolosità dell’indagato “in ragione delle specifiche modalità e circostanze dei fatti indicativi di una preoccupante capacità ad azioni di feroce e reiterata violenza dell’uomo e del concreto pericolo che possa commettere altri gravi delitti della stessa specie”.

In queste prime fasi, ferma restando la presunzione d’innocenza, si delinea un grave quadro di violenza domestica culminato nella morte della donna, in assenza di qualsivoglia denuncia o segnalazione alle forze dell’ordine, pur in presenza di evidenti fattori di rischio che saranno ulteriormente approfonditi delineandosi il quadro indiziario di un femminicidio. Sono tuttora in corso le indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Bracciano per la ricostruzione completa dei fatti, anche con approfondimenti tecnici; inoltre, sono in corso gli accertamenti medico-legali sul corpo della vittima, così come è stata attivata dalla Procura di Tivoli la rete sociale per acquisire tutte le informazioni utili per verificare se vi fossero segnali o fattori di rischio tali da consentire di prevenire il femminicidio.

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