In primo luogo “l’inquietudine di chi si interroga”è quella che vivono i Magi, che “abitati da una struggente nostalgia di infinito” scrutano “il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore”. E ancora “La stella ci parla del sogno di Dio: che tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia, e che viva concorde nella prosperità e nella pace”. Così Papa Francesco ha aperto l’omelia della messa presieduta in San Pietro, nella Solennità dell’Epifania, anticipando il discorso dell’Angelus, evidenziando che le differenze tra comunità non devono in alcun modo dividere il popolo di Dio. Il “sogno di Dio” è che “tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia, e che viva concorde nella prosperità e nella pace”, ha detto Bergoglio.
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