“Dentro quell’hotel poteva esserci ciascuno di noi…”. Con questo pensiero nella mente, Pablo Trincia ha firmato “E poi il silenzio”, la docuserie targata Sky Original sulla tragedia di Rigopiano, in cinque puntate in onda il 20 (prima e seconda), il 21 (terza e quarta) e il 22 novembre (quinta) su SkyTg24, Sky Documentaries e Sky Crime, per la regia di Paolo Negro. Era il 18 gennaio del 2017 quando una valanga si abbatteva sull’albergo abruzzese, causando 29 morti e 11 feriti tra turisti e personale, compreso il proprietario, dell’hotel che fu letteralmente sommerso dalla slavina: il disastro di montagna che nella storia italiana ha causato più vittime. In questa immane tragedia ha perso la vita anche l’infermiera 32enne di Mentana, Valentina Cecioni mentre il marito Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo, (nella foto) è sopravvissuto riportando però gravissime ferite.
“Abbiamo voluto raccontare gli eventi, partendo soprattutto dalla dimensione umana, dagli stati d’animo di allora e di oggi delle singole persone che sono sopravvissute o hanno perso un familiare – spiega l’autore Pablo Trincia – E’ una storia di grande impatto che raccontiamo con onestà, senza indulgere nella tv del dolore, senza morbosità, senza cadere nel voyeurismo per la crudezza dei dettagli. Prima ancora dell’inchiesta, abbiamo voluto dare voce e volto a queste persone affinché il loro dramma possa arrivare a tutti. A differenza di un caso di cronaca come potrebbe essere un omicidio che riguarda comunque un gruppo ristretto di persone, questa tragedia investe tutti perché in quel momento saremmo stati tutti vulnerabili. Raccontare tutte le loro storie è stato davvero complesso da affrontare, siamo stati investiti da un bombardamento emotivo continuo: ci siamo fatti attraversare da un dolore reale, per ritrasmetterlo al pubblico”.
“Spiace vedere quel posto chiuso: credo che invece andrebbe aperto, conservato e visitabile restando così com’è. Non per alimentare una sort di ‘turismo dell’orrore’ ma ad esempio per organizzare la visita di una scolaresca, ascoltare le testimonianze, vedere le foto di chi ha perso la vita. Non un museo, ma sicuramente un memoriale, per non dimenticare. Le valanghe di neve esistono, ma qui le colpe umane sono state davvero tante” conclude Trincia. A breve, il 27 novembre, si pronuncerà la Cassazione che potrà concludere o riaprire una vicenda giudiziaria “che finora – denunciano sopravvissuti e familiari delle vittime – non ha fatto piena giustizia”.